John Martyn Il Poeta Delle Piccole Emozioni
CHISSA' perché un musicista, un autore, un cantante del calibro di John Martyn non riesce a veder riconosciuto dal successo commerciale le sue notevoli doti? Quale strano meccanismo avrà in qualche modo impedito ad uno degli autori più interessanti della musica inglese degli anni Settanta ed Ottanta di diventare una star?
Assistendo ad un suo concerto, come quello che ha tenuto a Roma domenica sera al Castello, sembra che non manchi davvero nulla a lui ed alla sua musica per un grande successo di pubblico. Anzi, rispetto alle passate stagioni, dove la sua sregolatezza influenzava a tal punto il suo modo di fare musica che ogni concerto si trasformava in un curiosissimo ed appassionante happening, oggi Martyn è certamente più tranquillo e sobrio e si ripropone al pubblico con quella parte del suo vasto repertorio più legata al pop, alle melodie cantabili, ad una musica che apparentemente può essere letta anche in modo superficiale, senza tuttavia perdere nulla in fascino e mistero.
Nonostante questo, John Martyn è il loser per eccellenza della musica britannica, un perdente che riesce a fare grande musica e che ogni volta che si esibisce dal vivo regala ancora grandi emozioni. Si potrebbe parlare di lui come autore, capace di scrivere brani folk e canzoni pop in maniera personale, capace di influenzare in maniera determinante personaggi del calibro di Phil Collins, che proprio da Martyn ha mutuato gran parte del suo stile melodico e sentimentale.
Si potrebbe dire di lui che è un cantante straordinario, in grado di passare da toni soffici e sussurrati a uno stile aggressivo e appassionato, di mutar colori e sensazioni all' interno di uno stesso brano con incredibile agilità; un interprete che riesce a fondere la vita con le canzoni, a emozionare con la sincerità delle storie che canta, con semplicità e fascino. Ma tutto questo non basterebbe a dare un' idea precisa dell' arte di John Martyn, poeta di emozioni piccolissime, artigiano della canzone che instancabilmente propone la sua musica senza compromessi.
Basta vederlo in concerto, comunque, per riscoprire la bellezza del suo linguaggio, soprattutto attraverso le ballate soffici e malinconiche che costituiscono la maggior parte del suo show attuale, nel quale si esibisce in duo, accompagnato da un uomo orchestra che con le tastiere riesce a fornirgli il tappeto di suoni di una intera band. Non c' è nel concerto tutto il vecchio repertorio più acustico. Martyn preferisce proporre le composizioni degli ultimi dieci anni con immancabile passione: brani bellissimi come Couldn't Love You More, Sweet Little Mystery o la conclusiva e trascinante John Wayne, quelli che meglio riescono a dare l' immagine attuale di un autore che, nella grande tradizione del songwriting inglese riesce a fondere il pop, il reggae, echi lontani del jazz, con una personalità ed una modernità uniche.
Ma è la passione, la forza sentimentale delle sue esibizioni, l' elemento più accattivante di un concerto come quello di domenica sera, quello che rende Martyn un personaggio unico in un panorama musicale sempre più ricco di stelle artefatte e di musicisti improvvisati: Martyn conosce l'arte di esprimersi attraverso la canzone come pochi altri e dal vivo è capace di commuovere e di stordire con la sua voce e la sua chitarra, con una ricchezza di suoni e di colori che nel concerto romano è stata esaltata dalla sua forza espressiva e dalla semplicità della strumentazione con la quale Martyn si è presentato sulla scena.
di ERNESTO ASSANTE
sitenotes:
The article was published Tuesday 12 February 1991 so the concert took place the preceding Sunday evening, 10 February.